abstract: Da Galileo fin verso la fine dell'Ottocento l'efficacia della matematica nello studio della natura è stata presentata come un fatto razionale in quanto la natura stessa sarebbe strutturata su leggi aventi forma matematica. Nel noto articolo di Wigner, che è al centro della conversazione, questa efficacia diventa invece un fatto misterioso, enigmatico, resistente a qualsiasi spiegazione razionale. Questo rovesciamento di visione si accompagna a un marcato scetticismo circa l'esistenza di leggi naturali. Inoltre, esso si accompagna a un mutamento nella concezione degli oggetti matematici e del rapporto tra matematica e natura. Eppure, l'idea che sosteneva la concezione classica, e cioè che "il mondo è matematico", resiste e anzi talora si presenta in forme ancor più radicali che nel passato. Tale idea può essere ancora proposta, e su quali basi?