abstract: Diversamente dal solito, il cannocchiale, descritto per la prima volta nel "Sidereus Nuncius" di Galileo, è un'invenzione che esce immediatamente dall'àmbito specialistico degli scienziati per colpire l'immaginario della gente comune e dei letterati. La sua capacità di avvicinare cose lontane lo rende nel Seicento il simbolo stesso dell'ingegno barocco e si presta a essere assunto in chiave metaforica dalla poesia erotica, dalla critica letteraria, dalla filosofia morale, dalle imprese araldiche, dalla politica della ragion di stato. Poiché il cannocchiale ha potuto scoprire nuovi mondi celesti (i satelliti di Giove), i poeti paragonano il suo artefice Galileo a Cristoforo Colombo, con la differenza però che mentre la scopeta dell'America è stata la premessa di guerre sanguinose, scatenate dall'avidità degli uomini, le scoperte celesti del nuovo strumento scientifico non hanno recato nessun danno, e anzi fanno sperare l'avvento di una nuova èra di pace. Il disinteressato amore per il sapere e per l'avventura scientifica trionfa così, in un immaginario barocco votato all'utopia, sulla logica del profitto.